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Spaghetto Cuturale: Piero Cavaglià

Spaghetto Cuturale: Piero Cavaglià

Piero Cavaglià è da anni docente alle scuole medie di arte e tecnologia; gli abbiamo chiesto di raccontarci che ruolo ha la creatività nelle scelte quotidiane e nell’orientamento al mondo del lavoro, a partire dalla sua esperienza personale e da quella che tocca con mano quotidianamente a scuola.

Il risultato è stato un viaggio, attraverso le sue esperienze personali, dai film realizzati da giovane con strumenti improvvisati, alla passione per i viaggi – indimenticabile quello in India – fino ad arrivare a consigli utili per ciascuno, in modo da evitare di nascondere il talento o quello spunto personale che svela una prospettiva tutta individuale e che nessuno può portare avanti al posto nostro.

La creatività va alimentata con continui spunti e va messa alla prova senza paura di sbagliare e senza timori di risultare inadeguati. Gli abbiamo raccontato l’esperienza del racconto che una dozzina di ragazzi del Laurento hanno messo in atto l’estate precedente, il famoso Dodecaneso, una raccolta di novelle di vario genere scritte da dodici ragazzi delle superiori e raccolte insieme in una cornice unitaria da un redivivo Boccaccio, ovvero il nostro Francesco P.

Altri consigli avuti? Sfruttare gli incontri personali, di tutti i tipi, che accadono durante il procedersi della vita di ciascuno: nel confronto e nella collaborazione con gli altri la creatività si accresce e noi veniamo a conoscenza dei nostri limiti e delle nostre possibilità; il rapporto con i maestri (a scuola o fuori): saper approfittare degli aiuti che abbiamo a disposizione, è sempre meglio circondarsi di persone che “ne sanno più di noi” per imparare e per metterci in gioco; non smettere di sognare e coltivare quell’aspirazione alla bellezza che si riflette in ogni mezzo che in qualche modo ci interroga o ci sorprende personalmente, sia esso un film, un quadro, uno sport, una poesia o una certa applicazione in cui ci sentiamo realizzati.

Sembrava rievocare quella frase del film “Bronx”: «Niente è più triste nella vita che il talento sprecato».